Siamo tutti in cammino verso la Verità
Dialogo tra mistici e saggi
Come un sogno. Ho visto un gruppo di persone, uomini e donne, incontrarsi dopo un lungo cammino verso la montagna della Luce. Li chiamo mistici, perché di fronte alla presenza affascinante e misteriosa di Dio scoprono la propria debolezza e la bellezza di un legame con la Fonte della Vita. Li ha uniti la certezza che il centro della Vita va oltre se stessi. Essi sentono l’appartenenza all’unica famiglia umana e li unisce la com-passione verso il povero, l’emarginato, il sofferente.
Ciascuno racconta la propria esperienza. Il dialogo li unisce nel cammino verso la Verità.
Immagine: Arcobaleno
Parla l’animista
Vedo la terra, il cielo, la luna e le stelle che si perdono nell’infinito. Vedo gli alberi, i fiumi, il mare, le montagne, animali di ogni specie… sono come la pagina di un grande libro che nessuno è mai riuscito a decifrare interamente, tanto è grande e misterioso. Ed è tanto bello che alcuni di noi sono tentati di fermarsi alle creature e dimenticano la vera Sorgente. L’arcobaleno è il segno che lega la terra al cielo. Il creato canta l’alleanza tra Colui che ha dato inizio a tutto, alla vita della madre terra che scorre come il grande fiume. Dio è il suo nome. Egli è buono, più grande delle ombre – spiriti e potenze nefaste – che ci creano tanti problemi e quanto vediamo e tocchiamo non è che una briciola dell’universo che si prolunga nella terra dei nostri antenati. Uno dei nostri padri ha detto: << Certo, Colui che ha creato, da qualche parte ha anche parlato. Risali, figlio mio, il grande fiume e… ascolta >>.
Continua il vecchio padre: “Io, vecchio, soltanto quando avrò chiuso gli occhi e avrò raggiunto la terra degli antenati potrò aprire il rotolo della vita. Solo allora comprenderò davvero il senso delle cose e della vita, e solo la danza potrà celebrarla al chiarore della luna”. 1
Immagine: Piedi in movimento
Così si esprime l’umanista:
Sono un uomo, non una creatura qualsiasi. Porto la gioia e la lotta del vivere quotidiano. Sento la dignità e la ricchezza dell’umano: la coscienza, la libertà, l’importanza delle mie decisioni e soprattutto delle relazioni con gli altri (affetto e amore), del legame con il mondo. Sono come spinto in avanti, sento l’anelito alla pace e verso un ‘di più’ che è fuori di me stesso.
Capisco che la mia vera libertà è legata all’apertura agli altri: è questa la strada che mi porta a far crescere la mia stessa identità. La coscienza è certamente il nucleo più segreto dove mi trovo solo. Ma che cosa è l’uomo? Cerco il senso della vita, del suo futuro, mi perdo nell’infinito che chiamo Mistero.
Ma conosco anche il dubbio, l’amarezza del no, nella chiusura agli altri e in tutto ciò che ferma la strada della vita. Aspetto. Forse un giorno il mio cammino vedrà una luce. Per ora sperimento il duro mestiere del vivere. Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki, l’oscurità del cuore dell’uomo che ha gridato: <<Dio è morto! E noi lo abbiamo ucciso>> ci interpella tutti. Mi aiuta quanto ha scritto recentemente Papa Francesco: “E’ nostra umile convinzione che il Divino e l’umano si incontrino nel più piccolo dettaglio della veste senza cuciture della Creazione di Dio, persino nell’ultimo granello di polvere del nostro pianeta”. (Laudato sì n. 9)
Immagine: Le stelle
Parla un figlio di Israele
Racconto la storia di un uomo aperto all’ascolto nel cuore della vita: il suo nome è Abramo. Egli, mentre guardava le stelle, si è sentito attraversato da una promessa che veniva dall’Alto. Una promessa tanto forte che è diventata sangue del suo sangue e lo ha spinto verso un futuro ignoto. Piano piano la promessa si è fatta popolo, terra, Alleanza. E’ nato così un legame tra Colui che è da sempre (YHWH) e l’uomo chiamato a riflettere la Sua immagine.
L’uomo – così sente Abramo – è amato da Colui che lo ha creato ed è oggetto del Suo amore. Egli suscita uomini che parlano nel Suo nome e rinnovano il Suo appello, perché sappiano cambiare i cuori di pietra in cuori di carne e siano capaci di giustizia e di misericordia.
Abramo porta una benedizione che è speranza di libertà, aperta a tutti i popoli.
Anch’io, oggi, figlio del suo popolo, cammino con tutti gli uomini del mio tempo, nella fatica e nella speranza… ma aspetto il compiersi della promessa: la liberazione e la pace piena, che chiamo shalom.
Tento di seguire il percorso legato alla voce del sangue: la Legge, svelata dall’Altissimo perché viviamo e siamo felici. Ci ritroviamo nel giorno del Sabato. Più che un giorno di riposo, è il tempo per ritrovare il metallo prezioso dello spirito e per ritrovare i semi di eternità piantati nella nostra anima.2
Immagine: Il sole
Parla un uomo di Dio: un sufi dell’Islam
Occhi limpidi e cuore aperto. “Debbo purificarmi – dice – da tutto ciò che non è Dio per avvicinarmi alla fiamma eterna dell’unità divina; e il sole dell’unità divina potrà rispecchiarsi anche nel mio cuore. Sono passato attraverso la povertà, la pazienza, l’abbandono, la gioia… questo significa per me togliere i calzari come ha fatto Mosè davanti al roveto ardente.
Uno è il sole, tutto è collegato a lui, uomini e cose. Egli solo è il Dio, l’Uno, il Clemente, il Misericordioso.. quanto più mi inoltro nel mistero dell’unità divina, tanto più mi inoltro nello smarrimento. Mi fu chiesto: <<Dicci quello che tu sai dell’amore>>. Abbassai la testa e piansi. Dissi: <<Sono un servitore che è perduto a se stesso, ma unito al ricordo del mio Signore, e con il cuore costantemente rivolto a Lui. Le luci della Divina Essenza hanno bruciato il mio cuore>>. Dio è il completamente Altro, il Trascendente”.
L’uomo di Dio continua a parlarci. “Penso che la perdita della trascendenza sia la prima causa della crisi dell’uomo moderno. La natura umana è rivolta a Lui. L’uomo è il servo adoratore… chiamato a superare se stesso per essere capace di rapporti veri con gli altri, con ogni uomo, ogni cultura, e con modi diversi nel rapportarsi con Dio, in un mondo globalizzato e sempre più interdipendente. Prego il Misericordioso perché siamo capaci di leggere il Libro sacro nel suo intimo messaggio oltre il guscio del tempo (storia), perché viviamo la lotta contro ogni forma di egoismo e di chiusura, perché il grande pellegrinaggio riapra il cuore a Dio e ci renda attenti ai più bisognosi. Lo supplico perché tutti possano incontrarlo e godere della luce dell’unico Sole.”
Immagine: Un raggio di luce
Così si esprime un discepolo di Gesù:
“Era l’eclissi. Dal buio, nel silenzio più grande, un fascio di luce è sgorgato dal sole e si è impastato con la terra. E’ un’immagine di quanto è successo realmente e impensabile alla nostra mente. Il cielo ha preso carne e abitò tra noi. Il Figlio, così diciamo secondo il linguaggio umano, ossia la Luce che vive da sempre nel seno del Padre, è nato da donna, e si è fatto fratello di tutti.
Dio che aveva parlato nei tempi antichi e in molti modi, ha parlato ultimamente a noi attraverso di Lui. Gesù – Jehoshua in ebraico, che significa JHWH salva – è il suo nome. Ha lavorato con mani d’uomo… ha amato con cuore d’uomo. Il Suo centro è il Padre, è con Lui una cosa sola nell’amore. Ha seminato pace e misericordia. Ha sentito il rifiuto di chi pensava un Dio lontano – giudice severo. Egli, “uomo che ben conosce il patire, si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori. Come agnello condotto al macello, dopo il suo intimo tormento ha visto la Luce” (Isaia). Dal buio della morte del Figlio di Dio è spuntata la luce di una speranza nuova: la Luce della Risurrezione. Egli è vivo, ci ama con il Padre e il suo Spirito (Respiro) che è amore e dona la vita. Dio è Uno, nel dono della reciprocità delle tre divine Persone). “Come un sole che illumina e riscalda, scrive Spicq, come una sorgente di acqua pura, che ama esprimendosi e donandosi”.
Dal buio è sgorgata una Luce che raggiunge tutta la tessitura dell’umano, nel modo che Dio solo conosce.
Sì, la vita appare allora come una chiamata ad entrare nella festa della Casa del Padre, dopo la faticosa giornata terrena che, nel “sì” di Maria che apre alla pienezza della vita.
Immagine: Luce
Parla il fratello dell’Oriente buddista
“Ho conosciuto ricchezza e potere, ma è rimasto in me vuoto e tristezza. Ho visto il dolore e la morte e ho provato angoscia. Ho cercato una risposta nel silenzio… nel vuoto. Ho scoperto il limite delle cose e ho sentito la liberazione da ogni passione. La libertà dall’avidità e la coscienza dell’unità tra tutti gli uomini e il creato, nell’Essere supremo, mi ha dato una potente motivazione per un modo di vivere ispirato alla com-passione e alla benevolenza. Il linguaggio è insufficiente a trasmettere l’esperienza della contemplazione; un legame intimo tra la creatura e l’Essere ineffabile, indipendente e originario, che è come la luce, di cui il creato non è che un piccolo segno. <<Come le piante germogliano dalla terra, così dall’imperituro tutte le cose qui sgorgano>> (Adavita)”.
“Saluto la Divinità che è in te”. Così saluto i fratelli e le sorelle che vedo nel cammino tortuoso di liberazione verso l’Essere supremo. Come me, tanti uomini scrutano il Mistero divino e lo esprimono con i miti e con i tentativi della filosofia; cercano la liberazione dalle angosce della nostra condizione, sia nella meditazione che nel rifugio in Dio con amore e confidenza. Altri ancora riconoscono la radicale insufficienza di questo mondo mutevole e insegnano la via per la quale gli uomini, con cuore devoto e confidente, siano capaci di acquistare lo stato di liberazione perfetta o di pervenire allo stato di illuminazione per mezzo dei propri sforzi o con l’aiuto venuto dall’Alto. Tante strade si incrociano e si dividono nel cammino della vita, ma tutte sono orientate, oltre se stessi, verso una Luce più grande.
Dov’è il tuo Dio Rabindranath Tagore, Gitanjali n°11
Chi preghi in questo cantuccio scuro del tempio dalle porte chiuse? Apri gli occhi del cuore e guarda: Il tuo Dio non ti è d’innanzi. Egli è là, dove il contadino sta arando la nuda terra. Lungo la strada dove è lo spaccapietre. Sotto il sole e la pioggia con i poveri e le sue vesti sono coperte di polvere. Levati quel manto di perbenismo e sacralità e scendi con lui sulla strada.
CONCLUSIONE
La pienezza della Verità è solo in Dio. Siamo tutti in cammino. Il centro della vita è oltre noi stessi. “Più i segmenti della ruota si avvicinano al centro più si avvicinano tra loro” (Padre Filippo Ganapini).
I mistici delle varie espressioni religiose sono un punto di incontro per un dialogo serio e le loro differenze manifestano ricchezze particolari.
“Il povero, il sofferente, l’emarginato, lo sconfitto – e in forma del tutto incondizionata – sono il punto di incontro tra le fedi monoteistiche (…) e il punto decisivo, nell’ortoprassi, della fedeltà alla rivelazione del Dio che è misericordia e compassione. Se poi approfondiamo il tema della “com-passione” nel buddhismo e quello della cura del povero e del sofferente nelle differenti espressioni e tradizioni religiose autentiche, non potremo non ravvisare in questo appello etico e in questa prassi, un’istanza di improcrastinabile ecumenismo e una risorsa di creativa eticità per la società planetaria verso la quale siamo inarrestabilmente avviati: sotto il peso ormai intollerabile di un’ingiustizia collettiva che interessa un’innumerevole folla di uomini e donne che grida, sempre più forte e in modo lancinante al cospetto di Dio (e dell’umanità). Il Dio crocifisso nelle grandi religioni, Mariano Crociata e Piero Coda, p. 354 – Città nuova editrice.
Note:
- “Dai tempi antichi fino ad oggi presso i vari popoli si trova una certa sensibilità e quella forza arcana che è presente al corso delle cose e degli avvenimenti della vita umana, ed anzi talvolta vi riconosce la divinità suprema o il Padre. Questa sensibilità e questa conoscenza compenetrano la vita in un intimo senso religioso”. (Concilio Vaticano II NAE n.2)
- “…Mi capita spesso di camminare lungo il filo spinato, e allora dal mio cuore si innalza sempre una voce e questa voce dice: <<La vita è una cosa splendida e grande, più tardi dovremo costruire un mondo completamente nuovo>>.” Così scriveva Hillesum nel campo di concentramento di Auschwitz, una giovane figlia di questo popolo.
Riferimenti:
- Concilio Vaticano II, GS n. 22; NAE n. 2 – 3 – 4
- D’Souza: Shankara e l’induismo adavita. Nuova Umanità n. 143
- G. Scatolin, Dio e l’uomo in Islam. Nuova Umanità n. 142-146
- Laudato sì, Papa Francesco n. 9 – 200 – 201 – 246